Villa Clerici in Niguarda

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nascosta in via Terruggia, laterale rispetto alla spina dorsale del borgo di Niguarda, la Villa Clerici riserva a chi la incontri sulla sua strada una serie di suggestive sensazioni, che rimandano ad un mondo di nobiltà ormai difficilmente percepibile.
La famiglia patrizia lombarda che la volle, i Clerici appunto, verso la fine del XVII secolo e negli anni successivi fece costruire in Lombardia numerose dimore, tra cui Villa Carlotta, allora Villa Cadenabbia, e appunto questa, che fu realizzata su un terreno dove sorgevano due edifici seicenteschi.
La villa in questione fu costruita intorno al 1730 su progetto, pare, di Francesco Croce, autore anche della guglia maggiore del Duomo, e si dispone con due facciate, l’una, la principale, esposta a sud e l’altra, prospiciente il giardino interno, a nord.

Nei secoli, i passaggi di proprietà si susseguirono; la villa conobbe anche un momento di degrado, quando fu adibita a filanda, ma in seguito venne restaurata e infine, nel 1927, passò alla Casa di redenzione Sociale per la rieducazione dei minori, sotto cui rimase finchè, nel 1955, con la costruzione di nuovi e più idonei padiglioni per l’attività sociale primaria della Casa di Redenzione Sociale, tuttora in uso e adiacenti la villa, Dandolo Bellini sistemò nella Villa Clerici una raccolta di opere artistiche di soggetto sacro e una serie di arredi antiquari, acquisiti pazientemente nel corso degli anni. Questo fu l’inizio di quella Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, prima realtà di questo genere in Italia e tra le prime a livello internazionale, che vi viene tuttora ospitata e che venne inaugurata nel 1955 dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.
La Galleria d’Arte, ospitata al piano rialzato della Villa, fu più volte visitata da Giovanni Battista Montini, allora Arcivescovo di Milano, che qui poté dire di essersi “riconciliato con l’arte moderna”; essa contribuì a stimolare il rapporto tra Chiesa e espressioni artistiche contemporanee, culminato con l’apertura, da parte dello stesso Paolo VI, della Galleria di Arte Moderna nei Musei Vaticani, realizzata proprio da Dandolo Bellini
La galleria oggi espone circa 200 opere di numerosi artisti, tra cui spicca per numero e importanza di lavori Francesco Messina. Tra gli altri scultori si segnalano Enrico Manfrini, che qui aveva lo studio, Floriano Bodini, Luciano Minguzzi e Pericle Fazzini; tra i pittori Aldo Carpi, Silvio Consadori, Trento Longaretti e Gianfilippo Usellini. Le sale in cui sono ospitate le opere (al piano rialzato), sono dotate di volte, e conservano ancora affreschi di fine Settecento (tra cui il “Ratto di Ganimede” e la “Giustizia”). Molto interessante è in particolare la Sala degli Specchi con decorazione neoclassica in grisaglia che richiama la scuola dell’Albertolli.
Va ricordato che la Villa ospita rassegne di musica classica: in questi mesi ne è in corso una curata da “Il Clavicembalo Verde”. La Villa è preceduta da un interessante giardino statuario, tra i più importanti d’Europa, raffigurante le Arti e le Stagioni e vanta nel retro due teatri, circondati da un ampio spazio verde.
Nulla rimane purtroppo dell’originario disegno dei geometrici giardini all’italiana, tanto davanti che dietro la Villa; tuttavia l’aspetto attuale dei due parchi richiama quello originario, grazie a Dandolo Bellini, il quale, nel dopoguerra, nel piano di recupero dell’edificio in ottica museale, ridisegnò lo spazio anteriore, nel frattempo ampliatosi in profondità rispetto alle proporzioni originali, reinterpretando i modelli del giardino all’italiana e riprendendo quando possibile la disposizione del disegno antico.
Per quanto riguarda il parco posteriore esso fu riqualificato nel secondo dopoguerra con la costruzione di due scenografici teatri all’aperto, realizzati in parte con materiali risalenti al periodo dal XVI al XVIII secolo provenienti dalle macerie dei bombardamenti alleati su Milano: a un primo teatro, giocato su una quinta di colonne, ne segue uno, elegantissimo, in marmo rosa e ispirato alla scena greca.
Non fu però possibile docomentare l'origine degli elementi architettonici e decorativi recuperati, per cui non è dato sapere, ad esempio, da quale edificio provengano le sei statue ottocentesche in marmo di Carrara collocate perimetralmente al primo teatro. È nota invece la provenienza della statua di San Giovanni Nepomuceno, sistemata da Bellini su un ponticello all’interno di una fontana: la scultura è infatti quella un tempo collocata sul ponte del Naviglio della cerchia interna all’incrocio tra corso di Porta Romana e l'attuale via Francesco Sforza.
La cancellata settecentesca, infine, è una delle più spettacolari in Lombardia, ma non è quella originale, di cui restano nel giardino alcune piccole statue.

Villa Clerici può essere raggiunta con il tram 4 in partenza da piazza Castello.